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L'articolo indaga una figura trascurata dalla storiografia economica sul rinascimento italiano, il mercante di cavalli, venditore di una tra le «più pericolose merchatantie» dell'epoca, foriere più di perdite che di guadagni. Attraverso una rilettura dei carteggi tardoquattrocenteschi del Ducato di Milano, si ricostruiscono il profilo sociale e l'attività economica degli importatori svizzeri attivi all'interno del redditizio circuito fieristico lombardo e coinvolti - tra rimostranze e grandi incassi - nelle forniture di cavalcature ai cittadini e soprattutto ai soldati dello stato sforzesco. Dal lavoro emerge la capacità di questi imprenditori di sfruttare le risorse offerte dall'alta montagna e di incanalare la crescente produzione degli allevamenti alpini in un mercato equino in netta espansione, pur in assenza di una vera e propria specializzazione professionale.
Cavalli, mercanti, spesa militare, Rinascimento, Ducato di Milano
This article sheds light on a largely overlooked figure in the economic history of the Italian Renaissance - the horse merchant - by examining the social background and commercial practices of Swiss traders operating within the Lombard fair circuit. The findings demonstrate the ability of these businessmen to harness mountain resources to meet the growing fifteenth-century demand for working animals and warhorses, even in the absence of professional specialization. Moreover, the study confirms that horses were indeed one of the period's "most perilous commodities", more often associated with loss than profit, partly because of increased political intervention in the market.
Warhorses, merchants, military expenditure, Italian Renaissance, Duchy of Milan